2019

Lo stato individuato nell’uomo, il suo senso dell’io, appartenendo all’ordine del divenire esprime solo “avere” e non Essere, quindi aderisce a tutte quelle cose che possono essere possedute quantitativamente le quali, rappresentando semplici oggetti (obbiettivi, concetti, sentimenti, emotività, istinti), non sono, né possono mai essere. Laddove non c’è realizzazione di sé non può esserci sincera espressione né attualizzazione di qualcosa di veramente essenziale. Eppure, vogliamo ripeterlo, tante organizzazioni e gruppi spirituali non fanno alto che incitare i propri neofiti a fare del “bene”, a donarsi, ad accogliere, a non isolarsi e a vivere nel mondo e col mondo delle influenze collettive perché badare solo a sé, dicono loro, è egoismo. Eppure, si potrebbe obiettare: in che modo costoro potrebbero realizzarsi se non hanno prima riempito i propri otri? E in che modo possono offrire l’Arte se prima non vanno a scuola per impararla? E chi oserebbe dire a uno studente, impegnato per un terzo e più della sua giornata a occuparsi di sé e dei suoi studi, che è un egoista? E in che modo la realizzazione di sé, che ovviamente e necessariamente implica l’attuazione della Cosxienza universale, potrebbe significare chiusura ed egoismo? E non è forse vero l’opposto: che coinvolgendo sempre di più il neofita nell’attivismo e dinamismo dell’influenza collettiva (sì da essere, e non potrebbe non esserlo trovandosi ignorante, semplice “faccendiere” in coinvolgimenti profani) lo si induca ad una realtà idealizzata, forse preimpostata, e alla certa alienazione?

Laddove regna l’ignoranza, là c’è un potenziale canale per le “forze oscure”.

In definitiva, il problema di fondo non consiste in “che cosa fare” per realizzare se stessi, ma in “che cosa essere”. Il problema non è quello di voler creare “attività” nel mondo profano, che in assenza di uno stabile centro svuotano completamente, ma di riempirsi mediante la Sapienza dell’Amore dell’Anima in modo vero, costante e disinteressato. La ricerca spirituale non è un “modo di avere e di ottenere” qualcosa (gratificazione dal e del fare), ma un modo di essere nel Semplice e nel Silenzio; e la più alta realizzazione in questo campo è quella che porta al Silenzio interiore, il quale si dimostra anche quale autentica creazione vivente. Ma queste possono sembrare solo belle parole, la difficoltà sta nel praticare in sincerità.

Per svelare e attuare l’Amore unitario, e di conseguenza la fratellanza nel campo umano, v’è un preciso sentiero realizzativo da percorrere in cui necessitano qualificazioni preliminari senza le quali di certo si va incontro al fallimento. L’io ordinario è forgiato nella dualità e l’effetto prodotto da questa costituzione è un’errata discriminazione considerata reale per tutto il tempo che persiste la condizione dell’errore. Quando nel sonno proiettiamo l’universo-sogno, per riconoscerlo come evento illusorio ci occorre ampliare lo stato di cosxienza, e fino a quando sogniamo non ci è possibile farlo; è solo al risveglio grazie ad una presa di cosxienza che possiamo dire: il sogno era illusione.

È bene considerare un’importante caratteristica dell’Insegnamento e tenerla presente se si vuole comprendere tutto il processo realizzativo tradizionale. L’insegnamento sostiene che per riconoscere l’errore in cui si dibatte un essere e svelare la verità, occorre uscire da una simile condizione di cosxienza illusoria. L’uomo è tormentato da indefiniti conflitti, specula su ciò che è semplicemente il frutto delle sue immaginazioni, è attanagliato dalla condizione del bene e del male e da tutte le dualità relative allo stato particolare di consapevolezza in cui vive. D’altra parte tende in maniera inconscia alla perfezione, a migliorare il suo destino e quello del prossimo. Di continuo si trova di fronte problemi insolubili: sul piano personale, religioso, scientifico, educativo ed economico-sociale. Per ovviare a questa modalità di vita, tenta di trasformare strutture, regimi, filosofie e costumi, ma non tocca l’Essenza, causa recondita di questo stato di cose; in altri termini non trasforma se stesso. A che vale fare una rivoluzione, allontanare dal potere una particolare classe di individui quando questi sono sempre avidi di ricchezze, di desideri materiali incontrollati, intrisi di cupidigia, di brama, di orgoglio e separatività? A che vale sostituire un “regime” con un altro quando gli individui, nella loro cosxienza, sono sempre gli stessi? Voi non potete trasformare la società fino a quando non trasformerete voi stessi. Ma trasformare se stessi è cosa ardua, difficile. Fare una rivoluzione sociale è più facile che attuare una rivoluzione in se stessi. Uccidere i nemici esterni è più facile che debellare quelli interni. Fino a quando vediamo con l’occhio dell’illusione cadiamo sempre nell’errore, anche se quest’ultimo apparentemente può non sembrare tale.

Un grande Maestro ha detto che non c’è peggior egoista del discepolo dello Spirito, non perché non sia attivo, ma perché vuole offrirsi agli altri per essere considerato, per appagare il suo “concetto” di verità per riempire il suo vuoto ontico, per gratificare la sua enfasi, le sue emozioni scomposte, il suo assolutismo idealizzato, il proprio ego spirituale; e questo comportamento può essere ancor più alimentato da pseudo istruttori fino a portare il malcapitato alla completa alienazione.
In verità vi sono molti “dicitori” ma pochi “facitori”, come diceva San Paolo, ed è per questo che, mancando i Suoi operai, le messi vanno in rovina.

Lo sbocciare in noi del principio d’Amore implica la morte dell’io ordinario, o empirico separativo; e questo atto, bisogna ancora ribadire, non è per tutti. Per meglio dire, non tutti sono qualificati (per quanto tutti lo siano potenzialmente) né disposti a comprendere e trascendere l’illusione collettiva per ritrovarsi nella sfera dell’Io interiore.
Molti discepoli dello Spirito, o pseudo tali, guidati dal loro sentimentalismo emotivo, proclamano a tutti indiscriminatamente attraverso corsi e conferenze, con la parola e con la penna, il principio di aiuto e fratellanza riuscendo a stimolare semplicemente il fattore sentimentalistico e quindi soggettivo egoistico degli aspiranti e di tutti coloro che si accostano (anche per curiosità, per tornaconto o per compensazioni psicologiche) all’Insegnamento spirituale. Ciò che si ottiene con tale e diffuso approccio è lo sviluppo di un sentimento prettamente soggettivo che opera nella sfera della psicologia di superficie e che è caratterizzato dalla polarità attrattiva-repulsiva. Di qui il fanatismo passionale e unilaterale del neofita che mancante di “Sostanza trasformativa”, privo di Fuoco radiante, resta precipitato a livello della sfera della sessualità o nelle forme istintuali seminando paura, invidia, gelosia e possesso.

Da tutto ciò si deduce che laddove si vuole far sussistere lo “stato individuato”, il senso dell’io per intenderci, l’offrire Verità universali significa potenziare ancor più tale stato perché “l’anima di desiderio”, il doppio in noi, è un prisma che scompone l’unità della Luce (Essere) in diversi colori, in cui s’identifica per affinità con un particolare colore rendendolo il suo mondo assoluto. Tale natura pur di perpetrarsi e sopravvivere, nel suo adattarsi per convenienza alle situazioni è ignorante, ingorda, pregna di pregiudizi e affamata di brama. Per quanto si possano offrire all’individualità di superficie le cose più sacre e belle, essa ne formula solo un “concetto”, poi s’illude di vivere una realtà esclusiva che sta invece dietro il concetto che lo stesso io empirico ha formulato e creato dal proprio riflesso idealizzato.

“Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le pestino con i loro piedi e, rivoltandosi, vi sbranino.” (Mt, VII-6)

La “Via della Rosa” è utile solo a coloro che vogliono davvero riempire i propri otri vuoti, avendo compreso di possedere, all’inizio, solo la propria Aspirazione. Non si può offrire ciò che non si ha, i più sperano e credono di dare ciò che non hanno. Noi siamo in guerra gli uni con gli altri perché siamo in guerra con noi stessi. Non cercate dunque di trasformare gli altri, ma operate con disciplina per trasformare voi stessi. Chi asserisce che l’Ordine possa essere instaurato, senza che sia prima di tutto realizzato nei singoli, è lungi dall’aver compreso la causa determinante del conflitto umano.
Altrove anche per quest’anno si adopera, attraverso tutti coloro che vorranno, ad offrire solo questo.
Buon 2019 e buon Lavoro a tutti.

Deo Duce

Hermes

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