Cultura e Civiltà

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In un certo senso, la nostra civiltà non è da biasimare se la questione sollevata in questo momento storico porterà a una catastrofe. Potremmo invece dire che ha svolto bene il suo lavoro.
La responsabilità ora è degli uomini e delle donne di cultura che gestiscono i suoi modelli, e che potenzialmente sono in grado di costruire nuovi modelli per adattarsi ai nuovi poteri liberati dalle cristallizzazioni della materia. La civiltà, quale macro ente, è in fondo la liberazione del potere, e il potere è essenzialmente la capacità di agire in modo efficace per la prosperità e l’evoluzione comune.

Il potere di per sé non è né giusto né sbagliato, né buono né cattivo, né costruttivo né distruttivo. Ciò che gli conferisce un carattere o l’altro è la natura dei suoi modelli e delle persone che li gestiscono.
Se questi “controllori” non riescono a crescere in cosxienza fino ai nuovi requisiti imposti dai nuovi poteri disponibili, diventano inclusivi e nemici dell’evoluzione umana.
La liberazione del potere determina il ritmo; chi non riesce a stare al passo con esso rimane indietro. Quando un’intera società rimane indietro e i suoi leader cercano disperatamente di forzare il potere emergente dell’Essenza in motori inadeguati, questa società può disintegrarsi, indipendentemente dal fatto che i leader siano ben intenzionati e i loro seguaci buoni cittadini con “le migliori intenzioni”.
Le intenzioni in quanto tali hanno poco significato; ciò che conta sono i risultati reali e inevitabili dell’orientamento di base dell’intera società.

Se la nuova cultura è in grado di fornire modelli che si adattano ai nuovi poteri, siano essi materiali o psichici, attualizzando le potenzialità dell’uso umano insite in essi, la cultura è valida. Se invece la cultura e le persone che ne azionano i motori cercano di forzare i nuovi poteri in meccanismi che sono stati sviluppati per ed appartengono ad un tipo di energia molto meno sviluppata ed obsoleta, allora non solo catastrofi sociali ma anche ecologiche sono inevitabili.

Il problema è semplice, chiaro, inevitabile. Non è una questione di sentimento, né di idealismo. È una questione di realizzazione e di comprensione. Si tratta semplicemente di capire se l’umanità è disposta o meno ad affrontare una questione che rende ogni altra questione secondaria, irrilevante e addirittura obsoleta.
La nuova cultura è il germe della nuova civiltà, e l’uomo consapevole ne è seme e portatore di futuro.

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La Compagnia d’Altrove

 


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