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Quando ho incontrato il Lavoro, o per meglio dire, quando questo Insegnamento ha trovato me, il mio anelito era quello di contribuire ad uno scopo superiore e condurre una vita in sintonia con questo scopo. Questo obiettivo era nobile ma, con il farne diretta esperienza, si è rivelato di difficile attuazione, e sotto molteplici aspetti è risultato inapplicabile per le cose pratiche.
Ci sono condizioni preliminari prima che un ideale possa essere proposto, diffuso, compreso e attualizzato. In ogni epoca, e in qualsiasi ambito, gli idealisti sono sempre grandi innovatori, ma essendo per loro stessa natura dei precursori senza tempo risultano scomodi, incompresi e spesso perseguitati o internati.
Potremmo essere fortunati e ricevere uno scopo più alto e già rodato da qualcun altro? O potremmo trovarlo da soli, e se sì, come saremmmo in grado di riconoscere che questo scopo è un’intuizione genuina suggeritaci dalla nostra Essenza?
L’Essenza si diletta mentre ti aiuta a scoprire i tuoi talenti, poiché queste facoltà risvegliate tendono naturalmente a servire una causa superiore. Tuttavia, la prospettiva di servire una nobile causa, o credere di farlo, può facilmente rafforzare la personalità di superficie, e ancor più titanizzare l’ego spirituale che ti farà credere di essere un prescelto più capace e più degno di altri. Le conseguenze di questo equivoco diventano evidenti mentre si continua a ricercare sempre nuovi stimoli, ricercare nuove tecniche, per ottenere più conoscenza, o comunque sia, per non trovare mai ciò che in fondo si ricerca.
Il mondo promette la realizzazione da qualche parte nel tempo. Molte persone si dicono: “ecco, sono arrivato, sono evoluto, illuminato” e poi realizzano che in effetti, no, non sono arrivati, e lo sforzo e la ricerca continua. Questo si esprime giusto in una corsa a ostacoli, dove la massima del primate allucinato è: “cercare ma non trovare”. Le persone contano di trovare la salvezza nel futuro, ma il futuro non arriva mai.
E in fin dei conti, a forza di non trovare, si genera ulteriore sofferenza.
Questa esperienza, se colta nella sua essenza, è per molti l’inizio di un Risveglio, e personalmente sono infinitamente riconoscente d’essere stato catturato dal mondo e perduto nel mondo.
D’altro canto, la saggezza del Lavoro ci invita a suddividere il nostro scopo in piccoli e attuabili passi, che possono essere sottilmente introdotti tra i nostri molti altri impulsi ancora non trasformati e sublimati.
Prima di aderire cosxientemente e lavorare per uno scopo superiore, è necessario imparare a osservarsi in modo imparziale così da distinguere i sapori e gli odori dell’Essenza, del Corpo Fisico e della Personalità, come si manifestano nella propria esperienza e come sono davvero nella realtà della loro vera natura.
In altre parole, nel viaggio verso uno Scopo interiore, il primo passo è lo sviluppo dell’auto-osservazione. Questa sfida determinerà se rimaniamo Cercatori spirituali o diventiamo Praticanti al Servizio della Vita.
Una persona in cerca di conoscenza di sé è chiamata Cercatore.
Un Cercatore che mette in pratica la conoscenza di sé è chiamato Praticante.
La maggior parte dei cercatori è riluttante ad adottare un approccio definito e fondato alla propria ricerca, il che significa che continuano a cercare senza mai trovare.
I pochi praticanti ad ogni esperienza sono chiamati a discernere tra l’essere Audaci o apparire Folli.
Di conseguenza, mentre poche persone mai diventano cercatori, ancora meno diventano veri praticanti.
La massima di questa breve riflessione si può tradurre così:
Il Mercurio d’Eccellenza, Audace Mago di Follia, è lo Spirito del Reticolo di Gioia… Chi ha timpano, risuoni.
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Hermes