Presenza Divina

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L’uomo consapevole di sé non si lascia ingannare dall’illusione della separatezza; non patisce o soccombe allo sconforto prodotto da un fallace senso di isolamento o di alienazione. Egli sa semplicemente e in modo non drammatico che, mentre il suo carattere e il suo destino possono focalizzare la sua cosxienza e la sua attività in una direzione che lo rende un estraneo tra le persone che lo circondano, non è mai “solo” perché gli esseri individualizzati sono “tutti uno” con la realtà in termini della loro comune umanità potenzialmente capace di essere processata e divinizzata.
La Vera Persona, l’Essenza in noi, non è solo “radicata” nella comune umanità dell’uomo – non è solo biologicamente un abitante di questo pianeta e membro dell’homo sapiens con una spina dorsale eretta e un cervello altamente sviluppato che controlla mani che possono trasformare e plasmare ciò che toccano; è principalmente una fase del processo ciclico universale che va dall’Unità all’Innumerevole e viceversa, per il raccolto del ciclo planetario, solare o cosmico. In questo atto universale, l’Essenza sa di essere uno tra una moltitudine di unità cosxienti, in ognuna delle quali il Divino Essere è focalizzato per uno scopo particolare ben definito – ogni unità è un singolo aspetto dell’Unità originale.
Allorché l’individuo prende contatto con la propria Verità interiore, il suo ego-individualismo non è più un ostacolo all’efficacia della Presenza Divina nel suo “Cuore”, che lo induce ad essere uno strumento di questo Uno, un “personaggio rappresentativo” e cioè la chiara incarnazione di una funzione planetaria in termini non più individuali ma al servizio dell’intera umanità.

 

Impara a preferire l’evidenza naturale all’argomento di studio dello scettico.
Impara a rifiutare i compromessi prudenti.
Impara ad avvicinarti alla verità osando l’assurdità evidente.
Impara a sacrificare con gioia un lungo tempo di lavoro erroneo, per un momento di Verità.
Allora potrai ricevere la Scienza degli Antichi senza correre il pericolo d’ingratitudine e di profanazione.

Schwaller de Lubicz

 

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