Purificazione

Quando una qualità dell’Essenza viene eliminata dalla nostra esperienza, ciò che resta al suo posto è una deficienza, una profonda lacerazione che vela un vuoto esistenziale, una carenza ontica.
Il Lavoro ci rende consapevoli del fatto che il vuoto derivante dalla perdita di una qualità dell’Essenza è avvertito come una mancanza, simile ad una sensazione di incompiutezza che viene esperita quasi sempre come insoddisfazione, ma mai per ciò che è realmente: una scissione dall’Essenza.

Quando sentiamo una deficienza interiore normalmente cerchiamo in svariati modi di riempire il buco che avvertiamo dentro di noi, ma poiché l’Essenza è stata repressa, non possiamo riempirlo con essa, per cui lo si compensa con false qualità o funzioni che richiamano quelle perse.
Quando viviamo una perdita sperimentiamo quasi sempre un senso di separazione da cui, quando aperti e ricettivi, è possibile vedere che ciò che ci “riempiva” non era parte di noi ma un mero contenuto compensativo.

Se si accetta il dolore della perdita senza tentare di giustificarlo o coprirlo con qualcos’altro, allora si può entrare in contatto con lo spazio interiore, il Vuoto, così da svelarne la falsa manifestazione.
Se ci permettiamo di sentire la deficienza, il buco, la carenza stessa, possiamo contattare la parte essenziale in noi con cui ricucire la lacerazione dall’interno, una volta per tutte.
Nel Lavoro questa modalità conoscitiva è definita sofferenza consapevole: un processo psicodinamico di purificazione.

Compagnia d’Altrove

 

 

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