Rosa d’Altrove – II parte

Continua dalla prima parte (leggi qui)

Diverse immagini ermetiche rappresentano sette rose, oppure una rosa che ha corolle con sette petali. 
Il numero Sette richiama, tra le molte cose, anche i metalli alchemici o archetipi planetari. Essi sono il Piombo, legato a Saturno, lo Stagno, legato a Giove, il Mercurio, legato a Mercurio, il Rame, legato a Venere, l’Argento, legato alla Luna, e infine l’Oro, legato al Sole e a tutte le qualità ad esso associate.

Spesso la rosa alchemica è raffigurata circondata da api che le volano intorno, visto che il simbolo dell’ape rappresenta la virtù operosa e quindi anche l’operatività alchemica per l’estrazione dalla materia grezza della Quintessenza, che è associata alla produzione del miele. Per questo gli alchimisti vengono anche definiti i “raccoglitori di miele”. Spesso il fiore è rappresentato sorretto da uno stelo verticale con due rametti orizzontali e perpendicolari rispetto allo stelo, formando i quattro bracci della croce, che rappresenta il crogiolo dove i quattro elementi possono essere sublimati per trasformarsi in un quinto elemento del piano metafisico: la Quintessenza.
Le diverse corolle delle rose alchemiche richiamano i diversi stati di energia, ovvero i diversi piani di percezione e consapevolezza del ricercatore, sperimentabili durante il Lavoro di trasmutazione. 
Nell’alchimia interiore una delle prime trasformazioni è lo spostamento dell’io ordinario dagli strati superficiali e inconsistenti della personalità di facciata a quelli interni, permanenti, significativi. 
Tale processo sgretola le maschere di una personalità identificata, alienata, incompiuta e proiettata nella realtà idealizzata mutevole e illusoria, rivelando il volto autentico dell’uomo che, grazie all’esperienza di una nuova percezione e di una attenzione rivolte all’interno di se stesso, coglie l’ampia sensibilità dell’anima purificata che emerge dalle pieghe della personalità e si sposta al livello di una Cosxienza più ampia.

La ricerca alchemica all’interno della materia o il suo percorso all’interno dell’uomo nel mondo è rappresentato nel mondo iniziatico da Ecate, “Colei che detiene le chiavi del cosmo”.

Dea degli Inferi o delle dimensioni profonde e sconosciute, regna sui demoni malvagi, sulla notte oscura, la luna, i fantasmi, i morti e la Negromanzia. Ecate è il Potere forza che la scienza definisce “energia oscura” (energy dark matter), gli esoteristi Shakti, gli indù Kalì e gli occultisti cosxienza cellulare. 
Questa dea di origine preindoeuropea è genericamente rappresentata in triplice forma, celeste, terrestre e marina, con la testa cinta da una ghirlanda di rose a cinque petali che forse ne fa la struttura più antica di tale fiore.
Le corone a cinque rose richiamano il numero Cinque che segue il Quattro, il numero del compimento nel mondo fenomenico materiale. Pertanto il numero Cinque segna l’inizio di un nuovo ciclo di sintesi nella dimensione della pura intensità, analogo alla rosa dei venti ad otto petali che esprime nei suoi medi una complessità superiore ai quattro punti cardinali con il superamento della semplice dimensione materiale finita.
Nelle molteplici varietà la rosa rossa rappresenta anche la coppa in grado di raccogliere, simbolo del Santo Graal, il sangue rinnovato dell’alchimista. La rosa alchemica azzurra, che non esiste in natura, indica un risultato impossibile contrario alla prassi alchemica, che deve vincere natura solo secondo natura. Invece quando è di colore rosa in analogia con il termine latino ros, che significa “rugiada”, il fiore è simbolo della distillazione della materia prima effettuata in tre fasi: prima con il surriscaldamento, poi col raffreddamento e infine tramite la condensazione dei suoi vapori sottili fino ad ottenere le sue quintessenze. La rosa di colore rosa è il geroglifico di chi ha arricchito la propria corporeità e la propria psiche, come la rugiada stesa sull’erba nei mesi di Aprile e Maggio e raccolta dagli alchimisti per le loro operazioni. Di fatto la rugiada primaverile è arricchita dalla luminosità dorata dell’aurora, è il condensato che racchiude la ricchezza fertile dei sali risaliti dalla profondità della terra mescolati ai fermenti attivi condensati nel cielo e poi discesi sulla terra.
La rosa è anche simbolo della ruota del tempo, della ruota dello Zodiaco, della energia dello spirito che si manifesta nella creazione in un continuo movimento ciclico. Tali significati esoterici ci richiamano all’elemento architettonico del rosone, realizzato sia in pietra traforata che con vetri dipinti, che troviamo negli edifici romanici e in quelli gotici. Questi rosoni sono in relazione con il cerchio, che rappresenta anche la perfezione, dato che tutti i punti della circonferenza hanno la stessa distanza dal centro della figura geometrica. Essi si rifanno a modelli mesopotamici, siriaci e copti, e anche più antichi, col significato della ruota del sole e del processo ciclico della natura, che attraverso quattro stagioni e dodici mesi fa nascere, morire e rinascere la vegetazione. Essi fanno riferimento pure all’armonia platonica delle sfere, alla rivoluzione celeste dei pianeti e dei segni dello zodiaco, col loro influsso sulla vita dell’uomo.
Nel Medioevo il rosone centrale delle chiese viene chiamato Rota, “ruota” in latino, ed è il geroglifico alchemico del Fuoco di Ruota. In alchimia il Fuoco di Rota è il tempo necessario alla lavorazione nel crogiolo della materia prima: una serie ripetuta di processi di riscaldamento e raffreddamento, dodici operazioni di laboratorio coincidenti con i segni zodiacali, dette in esoterismo le “dodici fatiche di Ercole”, le quali per analogia richiamano al percorso di perfezionamento nell’Uomo.

Nell’allegoria architettonica del viaggio iniziatico, il rosone principale è in genere posizionato sulla facciata occidentale della chiesa sopra l’ingresso, come punto di raccordo fra il sacro e il profano. Esso indica il punto di partenza della cosxienza umana che penetrando nell’edificio sacro volge le spalle al mondo materiale per guardare il punto di arrivo, l’altare orientato verso l’Oriente, dove sorge la Luce e può avvenire il congiungimento con l’Assoluto. Vi sono poi vari tipi di rosoni e ognuno ha un suo significato esoterico specifico: a 6 petali è associato al sigillo di Salomone, a 7 petali indica le energie dei fondamentali archetipi utilizzati nell’Opera, a 8 petali raffigura la rigenerazione che porta all’infinito, a 12 petali lo Zodiaco con le dodici tipologie fisse dell’emanazione dell’Assoluto, a 24 petali il ciclo notturno e diurno del sole e pure l’Opera al nero e la successiva Opera al bianco degli alchimisti.
I rosoni solo apparentemente sono immobili, poiché in realtà essi sono sempre in movimento ed in accordo con i cicli dell’universo, che riflettono due essenziali movimenti eterni: quello della proiezione dell’interno verso l’esterno, del centro verso la circonferenza, e viceversa. Ciò è ben simboleggiato dal serpente alchemico Uroboros, che con la testa si mangia la coda, per cui la fine di un ciclo coincide con l’inizio dello stesso.

La rosa è l’emblema dell’amore cortese dei Trovatori: nel Romanzo della Rosa si giunge alla visione del misterioso tabernacolo del Giardino dell’Amore della Cavalleria spirituale, che fa del Servizio disinteressato per gli altri la pratica fondamentale. La rosa mistica è descritta nella Divina Commedia nell’ultimo cantico del Paradiso, dove Dante è accompagnato da Beatrice e può finalmente contemplarla. Ma Beatrice non è altro che la donna angelicata dei Fedeli d’Amore, un gruppo esoterico di letterati che attraverso la poesia simbolica esprime in segreto concetti ermetici, all’epoca proibiti dalla Chiesa. La rosa alchemica è tematica costante nella pittura e nella letteratura passate e recenti.
Tutti i mistici che aspirano alla realizzazione del Sé sono figli della Rosa, e l’alchimia spirituale della Rosa è una delle Tre Vie del Fuoco che si interessa particolarmente a questo campo di sperimentazione. 
La Tradizione perenne si esprime nella Triplice Via del Fuoco favorendo le qualificazioni di ognuno, e si dispone su tre linee operative: l’Alchimia è la via del Fuoco di Vita, l’Amore del Bello è la via del Fuoco Onnipervadente e la via della Metafisica tradizionale è Fuoco Incolore.

Il Sé è quanto vi è di più Vero in noi e rappresenta in effetti l’Imago Dei, il regno di Dio dentro di noi. Dal punto di vista psicologico il Sé può essere considerato come l’esperienza dello Spirito in noi. Costituisce ciò che si potrebbe definire la più alta intensità di vita. Ed è in seguito all’espansione progressiva del campo di cosxienza che il nostro Io interiore può tendere verso il Sé, la cui esperienza ultima è la reintegrazione dell’anima nell’Unità. 
Ed è proprio questa progressione che gli Iniziati alla Rosa si raffinano nella vita quotidiana attraverso tre fasi simboliche, imparando dalla viva esperienza su se stessi ad espandersi nella cosxienza cosmica.

I – La Rosa è il simbolo dell’Aspirazione spirituale alla Realizzazione del Sé

In sintesi la via interiore può essere simbolizzata dallo schiudersi della rosa sulla croce. Ecco perché è considerata uno dei simboli di questo processo di cambiamento, di questa trasmutazione alchemica, al pari di altri simboli analoghi come il diamante, il fior di loto, la sfera dorata, il seme d’oro, la luce bianca. Tali archetipi possiamo ritrovarli nei sogni rivelatori, nei grandi miti dell’umanità, in alcuni racconti tradizionali per bambini, ma anche nei manoscritti alchemici o negli arcani del Tarocco iniziatico, per esempio. Ricordiamo comunque che non basta sognare meravigliosi simboli o leggere il Tarocco per essere un realizzato: questi simboli o situazioni archetipiche sono soprattutto da considerare come un incoraggiamento ed esprimono un profondo anelito a superarsi, non per la fine di un processo, ma per un nuovo inizio e un nuovo giro di “spirale”.
 Lo schiudersi della Rosa con i suoi molteplici petali può tradurre questa Aspirazione, mostrando che nuove mete devono essere raggiunte e che l’impossibile racchiude sempre un’intima Possibilità.

II – La Rosa come simbolo del “saper dare” e del “saper ricevere”

La rosa può essere percepita come un meraviglioso simbolo dell’armonizzazione tra il saper dare e il saper ricevere.

Molti saggi hanno insistito su questa necessità di equilibrare in noi il saper dare e il saper ricevere. Questo equilibrio risulta da un movimento armonioso, da un’alleanza tra queste due componenti, movimento che costituisce una dinamica tra l’esteriore e l’interiore di noi stessi. 
Nella vita quotidiana, naturalmente, noi non selezioniamo il “saper dare” dal “saper ricevere”. La nostra psiche è costituita di energia attiva o maschile, e di energia passiva o femminile. L’energia maschile rappresenta la nostra capacità di azione dinamica nel mondo: pensare, programmare, parlare, muoversi per esempio. Per l’uomo, come per la donna, è l’emissività dell’energia maschile che permette di agire (funzione dinamica emissiva), e il “saper donare” partecipa a questo processo. L’energia femminile invece rappresenta la nostra parte più intuitiva, quella porta interiore che può aprirsi per accogliere, gestire, conservare, concepire. Per l’uomo come per la donna, è la ricettività (la funzione ricettiva), e il “saper ricevere” partecipa a questo processo di accoglienza. Prendendo il simbolo della Rosa possiamo osservare che ha un nucleo centrale da cui emanano i petali. Da questo centro tutto si svolge come se nella rosa ci fosse sia un assembramento intorno al punto centrale, sia un irraggiamento stellato emanante dal centro. Da una parte le energie provenienti dall’esterno, passando attraverso i differenti petali e riunendosi al centro della rosa, rappresentano in qualche modo il “saper ricevere” (dall’esterno verso l’interno, il fenomeno dell’interiorizzazione). Dall’altra, le energie che partono dall’interno, dal centro della rosa, diffondendosi attraverso i petali e aprendosi verso l’esterno rappresentano il nostro “saper dare” (dall’interno verso l’esterno, il fenomeno dell’esteriorizzazione). Tutto questo rappresenta simultaneamente la concentrazione interiore e l’unione col mondo esteriore. Tale movimento è analogo nel processo di evoluzione individuale e collettivo: il saper ricevere e il saper dare. Può essere utile ricordare in che cosa consistono questi due concetti nella psicologia ordinaria.
Il saper ricevere: non tutti sanno ricevere o essere recettivi poiché “noi siamo degli infermi del ricevere”. Ricevere dei regali, delle riflessioni gradevoli, dei complimenti, delle considerazioni d’amore: anche se può sembrare sorprendente molti non sopportano queste attenzioni. Ricevere è anche ricevere delle messe in discussione, delle opinioni differenti, delle idee nuove, delle indicazioni talvolta scomode. 
La maggior parte degli esseri umani ha un atteggiamento difensivo nei confronti degli altri e verso la vita in generale, per cui dinanzi a ciò che sembra loro sconosciuto dicono subito no. Sono davvero pochi quelli realmente aperti alla differenza e al cambiamento, e questo atteggiamento è causa delle difficoltà della società contemporanea, caratterizzata dalla massiccia intolleranza in cui versa. 
La mancanza di tolleranza è una paura ancestrale, una chiusura, è la pochezza, la ristrettezza, è il no che blocca l’energia del ricevere. Il saper dare non è altro che il riflesso del saper ricevere per cui, come siamo infermi nel saper ricevere, così lo siamo nel saper dare. 
Come la rosa può ricevere la luce e il calore del sole senza riserve, così può dare il suo profumo e il suo splendore senza privarsi di nulla. L’equilibrio al quotidiano risiede in questa armonia, o se si voglia giustizia, insegnata dalla rosa, questo adattamento flessibile e autentico nel “saper dare” e “saper ricevere” simultaneamente. 
Quanto abbiamo detto della rosa, possiamo applicarlo al simbolo della Rosa fiorita sulla Croce. 
La croce è in qualche modo la nostra vita quotidiana, cioè un insieme di esperienze da vivere, col suo braccio verticale simbolo della spiritualità, il braccio orizzontale simbolo della materialità e il loro punto d’incontro ove fiorisce la rosa aprendosi all’Essenza di tutte le cose. Possiamo riagganciarci a quanto suddetto del “saper ricevere” e del “saper dare”, poiché materialmente e spiritualmente riceviamo dall’esterno influenze, elementi, informazioni, energie che dopo aver circolato sui bracci della croce si incontrano nel nucleo essenziale, la rosa, che a sua volta si emana in un irraggiamento che si diffonde lungo i bracci della croce ripercuotendosi sulla nostra concreta esperienza di vita.
Non dimentichiamo anche che quanto è valido per un individuo vale anche per un insieme di individui, insieme che può essere una città, una nazione e dunque l’intero pianeta.

III – La rosa come simbolo dell’apertura del cuore

Conserviamo questa immagine della rosa, simbolo dell’apertura del cuore, e in particolare l’immagine del cuore dell’uomo ordinario che come un bocciolo non chiede altro se non di aprirsi ed esprimere tutta la propria divina magnificenza. Come se costui, seppur ebbro delle influenze esterne, nel suo viaggio interiore permettesse all’essenziale di sbocciare dentro di sé. Questo essenziale passa verosimilmente attraverso la via del cuore e della rigenerazione interiore. Il cuore può essere considerato come il simbolo centrale di questa via poiché indica quanto sia importante per l’uomo saper amare a tutti i livelli del suo Essere. Saper amare apre molte porte che conducono essenzialmente alla Vera Conoscenza; a tal proposito uno gnostico egizio scriveva:

“Voi, i Figli del Sapere del Cuore”.

Il centro cardiaco, sede del cuore, è uno dei 7 centri di cosxienza presenti nell’uomo. Tutti e 7 i centri hanno la loro importanza e l’insieme deve essere armonizzato affinché la circolazione energetica possa verificarsi, dall’alto al basso e viceversa, dal dentro al fuori e viceversa. Tra i 7, il centro cardiaco ha un posto interessante, che si parta dall’alto o dal basso è sempre il quarto. Il suo posto centrale tra il basso e l’alto gli conferisce un ruolo particolare poiché l’apertura del cuore favorisce l’espansione degli altri 3 centri superiori ed esercita una concreta pacificazione sugli altri 3 centri inferiori.

Possiamo aggiungere che più espandiamo la Cosxienza, o in altri termini, più siamo illuminati all’interno del nostro Essere, più saremo in grado di servire gli altri e condividere con loro quegli elementi di comprensione, conoscenza e rivelazione metafisiche che avendo assimilato siamo diventati. 
In effetti, più questa comunione cosmica si affina e più possiamo amare e servire naturalmente e senza appesantimenti, poiché aiutare con uno sforzo di volontà personale risente ancora in qualche misura del concetto di potere e dunque dell’identificazione con l’ignoranza. L’apertura del cuore, ossia questa rosa che si apre a poco a poco in noi, ci inizia alla Via dell’Amore per la Bellezza. Questa via, essendo portatrice d’amore, va oltre il semplice cammino di conoscenza intellettuale. Tende verso un’integrazione più profonda dell’essere al quale elargisce un’espansione del campo di cosxienza e talvolta un’apertura al sovracoxiente che si può tradurre come un’aspirazione spirituale di comunione interiore che induce a prendere cosxienza della sensazione di universalità dell’unità. 
Ora, questa semplicità del cuore, questo calore interiore lo ritroviamo nella Tradizione iniziatica occidentale, in tutte le grandi civiltà e culture di cui si ha memoria.
La rosa e la croce, attraverso i loro differenti significati simbolici, ci propongono di custodire il più possibile intatte queste Qualità anche durante esperienze difficili, e forse maggiormente in queste. 
Gli Iniziati sanno che vivere questi passaggi fa parte del campo stesso dell’Iniziazione, e che le avversità possono essere sia individuali che collettive, ma tutte devono essere considerate significanti, ossia integrali di senso. Un adagio recita:

Al momento di impegnarti su una via, chiediti se quella via ha un cuore.

Noi tutti, a livelli diversi, sentiamo che l’uomo deve riconciliarsi col proprio cuore. L’intelligenza senza cuore, la scienza senza cosxienza, producono situazioni planetarie come quella attuale, con le nostre società insieme troppo superficiali, analitiche ed emotivamente immature e contratte e fredde in profondità. L’apertura del cuore può dare un senso e un altro punto di vista alle scoperte dell’intelletto, alla vita quotidiana, e il cuore, purificato nel senso alchemico del termine, diviene capace di vedere ciò che è nella sua Essenza. Un poeta in una visione surreale direbbe:

“Cos’è un cuore puro se non quell’occhio in grado di guardare tutte le cose, senza proiezioni, senza associazioni, con quella qualità di innocenza che fa sì che il mondo gioioso si rifletta in se stesso come in un’acqua limpida?”.

Il simbolismo della rosa, quindi, è un dato immediato della cosxienza totale, cioè dell’uomo che si scopre tale, e prende cosxienza della sua parte nell’universo. Queste scoperte primordiali sono tali che lo stesso simbolismo determina sia l’attività del subcosciente (le attività dell’uomo ordinario) sia le più nobili espressioni della vita sovramentale (la nostra parte Divina). 
Un triangolo, di cui l’apice si iscrive in un cerchio, è il simbolo di tale magnificenza. 
Abbiamo visto tre punti simbolici concernenti la rosa in un approccio esoterico, dunque una triade, o un triangolo se si vuole, con: la rosa come simbolo del desiderio spirituale di realizzazione del Sé; la rosa come simbolo del “saper dare” e del “saper ricevere”; la rosa come simbolo dell’apertura del cuore. Tre punti simbolici che favoriscono la percezione profonda di unità. Tre in Uno.
L’unità attraverso l’Amore e la Conoscenza aiuta a edificare nuovi valori.

A tutto ciò ci invita il simbolo della Rosa che irradia nel senso spirituale del termine, ma anche nel senso psicologico con i cambiamenti dei valori e dei comportamenti che questo induce nel mondo del pensiero e, beninteso, nel senso quotidiano con le applicazioni pratiche, concrete, pragmatiche nella vita di ogni giorno. 
Si può dire che il cammino spirituale e la psicologia del profondo che vi si riferisce (cioè quella che tiene conto della dimensione metafisica) introducono il concetto di viaggio interiore. Ognuno ha in sé una particella dell’immensità cosmica, dell’infinità, e cerca di ritrovare in se stesso questa armonia possibile con il Cosmico, con l’Immanenza di Lui e la Trascendenza di Quello.

Il viaggio interiore consiste nel ritrovarsi integralmente in questo matrimonio alchemico, in questa unificazione che ci riporta al punto di partenza, ma con una cosxienza più vasta e con le molteplici esperienze che avranno segnato le nostre vite come tappe necessarie. Il cammino iniziatico è un immenso viaggio d’Amore. È un immenso poema d’Amore per la vita carente d’Assoluto, un viaggio tra i piani di cosxienza che attraversano il quotidiano, che rimane il nostro vero Laboratorio, per scoprire orma dopo orma la Sacra Realtà della Luce in noi.

Noi siamo di natura terrestre e in seno a questa natura dobbiamo scoprire la nostra esistenza celeste.

La Tradizione iniziatica poggia sul fatto che le risorse di saggezza, d’amore e di conoscenza si nascondono nelle profondità dell’essere e sono proprio queste a svilupparsi in modo significativo quando sarà permesso loro di esprimersi totalmente. Nel mondo scientifico della psicologia contemporanea, sono sempre più numerosi gli studiosi che ammettono questa realtà, da cui i tentativi di modelli psicologici o psicoterapeutici a scopo spirituale per rispondere ai bisogni attuali dell’uomo.

“Questa sarà, secondo noi, la via del futuro, rendere alle facoltà trascendenti dell’anima umana la loro dignità e la loro funzione sociale riorganizzandole con l’aiuto della scienza e su basi universali aperte a tutte le verità. Allora la scienza rigenerata arriverà, ad occhi aperti, a quelle sfere in cui la filosofia speculativa erra con occhi bendati e a tentoni. Sì, la scienza diverrà chiaroveggente e redentrice a misura che aumenteranno in essa la coscienza e l’amore dell’umanità”.

Edouard Schuré

Allora la rosa, la cui importanza non ha bisogno di dimostrazioni, sarà un autentico simbolo della più alta forma di cosxienza e di istruzione spirituale. Cosa desiderare di più per l’umanità di questo secolo che vederla espandere il proprio campo di cosxienza e la sua capacità d’amore?

La rosa è il Fiore dei Saggi e nel corso dei loro matrimoni mistici la rosa rossa era conferita al Re e la rosa bianca alla Regina. 
Il Fiore dei Saggi è simbolo del Cuore che Serve con devozione l’espansione della Cosxienza.

“Infatti, chi crede col cuore è giustificato.

Romani 10,10
Dedicato ai Figli della Rosa

Hermes 


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2 commenti su “Rosa d’Altrove – II parte

  1. luciana il said:

    In questa bellissima descrizione della Rosa, che invita ad entrare nella più profondamente in me stessa ciò che riemerge è che: Nella vita accadono tante cose. Avvenimenti dolorosi, che poi all’improvviso cambiano. Non sempre le conseguenze sono negative. Spesso si trasformano in opportunità, in nuove occasioni. Il segreto è saperle riconoscere e dare loro il giusto valore per far sbocciare il bocciolo di rosa che è nella nostra Anima.

  2. Milcham Etere Sole il said:

    La gratitudine emerge in seno alla Verità. La personalità spesso distrugge quanto di più sacro ed antico vige nei nostri cuori. Sprofondando nel piano astrale, che sommerge il piano fisico, la difficoltà sta nel trasmutare ogni sfumatura, ogni parola pronunciata, ogni azione gettata con o senza consapevolezza. La coscienza si amplifica, si dilata, permea ogni ragione fino ad annullare ogni dolore, richiamando a Sè il perdono. La regale Rosa Bianca rimane, in virtù della sua essenza, sempre rosa e nel suo candore iniziale esprime tutta la sua purezza. Perde le spine, poichè riconosce in Sè il suo potere celato nel Sacro grembo e non avendo più necessità di usare difese per pungere, cessa l’ego come zavorra inutile. Il Cuore, il suo amato Cuore, non ode più il suono della paura poichè essa è stata trasformata nell’antico cantico del Padre-Madre che dal cielo hanno permesso di esperire la sua grande prova d’Amore qui in questo suolo.

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