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Sono secoli che sulla Terra le civiltà si combattono, il mondo è un teatro di Forze contrapposte in cui il dramma quotidiano, sotto le sue poliedriche e innumerevoli manifestazioni, scandisce ineluttabile l’esistenza umana. Se vogliamo davvero fare qualcosa per questo mondo dobbiamo comprendere che il dramma del mondo è in noi, solo così possiamo contribuire alla nostra personale emancipazione e a quella collettiva per esaltare la nostra Natura Vera.
Per detta epopea il Divino sceglie strani individui, atipici e folli. I prescelti per l’Impresa sono uomini e donne portatori di uno strano bisogno, un’inquietudine di fondo che li assale nella testa calandosi giù, fino all’oscurità dell’animo.
Nei nervi questo stato di insoddisfazione è muta insofferenza, nella mente è l’invito al silenzio, quella sana apatia che impone l’ascolto, è l’appesantimento fisico che invita a lasciare andare il superfluo.
Comunque la si vive, è proprio questa mancanza, il vuoto ontico puramente umano, che spinge l’individuo ad andare oltre se stesso.
Sono i limiti e le difficoltà che tirano fuori i veri talenti, e per accedervi si passa dal superare l’idea che si ha di sé.
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